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Cultura della dieta e Disturbi Alimentari

Come la cultura incide sui Disturbi Alimentari?
Sulla prevenzione, sul riconoscimento e la guarigione?
La cultura della dieta e la grassofobia hanno degli effetti anche sui professionisti che si occupano dei Disturbi Alimentari?

Cos’è la cultura della dieta? 

La cultura della dieta o nella sua accezione inglese diet culture è un insieme di convinzioni, socialmente accettate, che valorizzano l’ideale di magrezza associata all’idea di bellezza e salute e pertanto promuovono una serie di comportamenti alimentari mirati al suo raggiungimento. 

 

Per capire meglio di cosa si tratta e quanto si insinua nella nostra quotidianità vi consiglio di leggere l’articolo della collega psicologa Alessia Buzzi che fa un vero e proprio “Identikit della cultura della dieta”.

Se volete invece approfondire quanto l’industria della bellezza sia strettamente correlata alla cultura della dieta vi invito a leggere due articoli: 
“Industria della bellezza, industria della dieta e immagine corporea” questo articolo del mio blog; 
Pressione sociale sulle donne verso un preciso standard di bellezza” questo della collega dietista Marta Gelain.

Come la cultura della dieta è correlata ai Disturbi alimentari?

La cultura della dieta e la grassofobia perpetuano i disturbi alimentari e rendono difficile la guarigione.

La società e tristemente intrisa di questa cultura che risulta essere pericolosa per le persone di tutte le taglie, ma nel caso dei Disturbi Alimentari rende difficili tre aspetti importanti: la prevenzione, il riconoscimento e la guarigione da questi disturbi.  

Cultura della dieta e prevenzione dei Disturbi Alimentari

Prevenire i Disturbi Alimentari, ma anche i disordini alimentari e i problemi legati all’immagine corporea, in un mondo ossessionato dalla magrezza che bombarda le persone con messaggi legati al cosa, quanto e come mangiare risulta veramente difficile.

L’insorgenza di un Disturbo Alimentare non ha mai un’unica causa, si tratta normalmente di un’insieme di fattori genetici, sociali e ambientali che entrano in gioco contemporaneamente.
Diversi studi hanno dimostrato che l’inizio di una dieta è uno dei principali fattori di rischio.
Combattere la cultura della dieta diventa quindi un importante fattore di prevenzione che i professionisti della salute possono attuare per ridurre i rischi.
 

 

È difficile riconoscere un Disturbo Alimentare quando si usa uno sguardo grassofobico

Questa difficoltà emerge su più livelli:
– in primis nella persona che soffre del problema alimentare;
– successivamente nei familiari e nelle persone care;
– in ultimo ma forse più importante nei professionisti della salute
Vediamoli più nel dettaglio.

La cultura della dieta nelle persone che soffrono di un problema alimentare

Inserita in questa società in cui la cultura della dieta è normale e i messaggi sul cosa e quanto mangiare sono non solo pressanti ma anche visivamente carini ed associati ad un concetto di salute e benessere, la persona che soffre di un disturbo alimentare (soprattutto inizialmente) è “socialmente accettata” ed anzi rinforzata ad adottare tali comportamenti.

Pensiamo a frasi come:
“Oh come stai bene, sei dimagritǝ?”
“Che bravǝ  che riesci a resistere al dolce, dovrei provare anche io!”

In che modo la persona che sta iniziando ad entrare nel tunnel di un disturbo alimentare può rendersi conto di cosa le stia capitando se dal mondo intorno a lei viene elogiata?

La cultura della dieta nei familiari e/o persone care

Se pensiamo ai familiari e/o le persone care che potrebbero preoccuparsi, il “gioco” è più o meno lo stesso: è difficile differenziare un comportamento alimentare patologico da quello che la cultura della dieta propone come comportamento ideale.
Dove sta il confine?
Quando mi posso preoccupare e posso dire alla persona di essere preoccupato per il suo benessere? E come glielo posso dire?

Altro fattore non a favore che cito è la stereotipizzazione dei Disturbi Alimentari: vengono rappresentati quasi esclusivamente con corpi di adolescenti, femmine, bianche, abili, etero cis, benestanti ed estremamente magre.
Tutto il resto allora non sono disturbi alimentari?
Ovviamente non è così, i Disturbi Alimentari possono colpire qualsiasi persona a prescindere dall’età, dal genere, dall’orientamento sessuale, dall’etnia, dalla classe sociale e soprattutto dal peso e dalla taglia.
Capite bene che la stereotipizzazione crea invece delle false credenze e  rende molto difficile ai non addetti al mestiere il capire quando e perché allarmarsi.

La cultura della dieta nei professionisti della salute

Purtroppo i professionisti della salute non sono esenti da questa stereotipizzazione mediatica e medica e così la grassofobia si insidia anche tra le corsie dei reparti dedicati e degli ambulatori privati creando danni non indifferenti.

Il tempo di malattia non trattato, cioè il periodo che passa tra l’inizio dei sintomi e la presa in carico, è fondamentale nel trattamento dei disturbi alimentari: più questo tempo si allunga più la prognosi peggiora.
Significa cioè che peggiora la gravità dei sintomi e degli effetti collaterali ma soprattutto aumenta il rischio di cronicizzazione del disturbo.

Spesso capita ad esempio che lo sguardo grassofobico possa indurre alcuni professionisti a sottovalutare la presenza di un Disturbo Alimentare quando ha davanti una persona grassa rispetto ad una persona magra. 
Ed altrettanto spesso può capitare che lo sguardo della cultura della dieta porti il professionista a proporre alla stessa persona grassa una dieta come “cura” aumentando così il rischio di perpetuare e cronicizzare il problema alimentare.

E durante la guarigione? 

Abbiamo visto quali sono i rischi che comporta nell’insorgenza e nel riconoscimento di un Disturbo Alimentare, qual è il ruolo della cultura della dieta durante il percorso di guarigione?

Un ruolo infimo, inevitabilmente.

È come se un fumatore provasse a smettere di fumare stando costantemente in una stanza piena di persone che fumano.

Il percorso di guarigione tende a ridurre i pensieri disfunzionali sul cibo come ad esempio la divisione tra cibi “buoni” e “cattivi” e la cultura della dieta quotidianamente ti bombarda dicendoti che invece quella divisione è giusta.
È come nuotare costantemente controcorrente.
Servono le energie per lavorare sui propri sintomi e le energie per combattere la cultura della dieta.

E anche qui non possiamo non citare il corpo e la grassofobia: un percorso di guarigione cerca di portare la persona ad avere uno sguardo neutrale sul proprio corpo e quotidianamente la grassofobia ti bombarda dicendoti che il corpo giusto è uno solo: quello magro.
È difficile.
È difficile scegliere la strada della guarigione e non avere delle scivolate quando la società ti chiede di andare nella direzione opposta. 

E il ruolo dei terapeuti?

Nel percorso di guarigione cultura della dieta e grassofobia interiorizzata nei professionisti rischiano di perpetuare i disturbi alimentari.
Per tale motivo i professionisti che abbracciano un approccio HAES ®  (Health at Every Size) effettuano un lavoro che si basa non sui valori della magrezza ma su quelli del benessere e della salute a tutte le taglie, a prescindere dal numero della bilancia.

 

Riflessione personale sul ruolo dei professionisti

Lavorando da anni con persone che soffrono o hanno sofferto di questi disturbi ho toccato con mano quali sono i danni, i traumi e gli strascichi che le persone si trovano a vivere a causa della cultura della dieta.
Io
credo che i professionisti della salute abbiano un ruolo importante a livello pratico ed etico nel cercare di ridurre al minimo i rischi nelle persone che si rivolgono a loro o al loro “pubblico” quando fanno divulgazione.

Purtroppo la cultura della dieta e la grassofobia sono talmente radicate nella nostra società da aver oscurato anche lo sguardo di gran parte degli studi scientifici e della formazione universitaria.
Pertanto allargare il proprio sguardo ad una maggiore inclusività negli spazi di cura richiede sicuramente tanta fatica e il mettersi in discussione, ma credo sia parte fondamentale del lavoro dei terapeuti che vogliono realmente essere di aiuto a queste persone. 

Siti consigliati:
  • www.haescommunity.com
  • www.nationaleatingdisorders.org
 
 

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